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DJENNÉ

3 dicembre 2010 venerdì
Un ultimo saluto a Madeleine nella scuola a Sevaré: i bambini più piccoli ci accolgono festosi, solo tre bambini, bianchissimi, biondissimi e con gli occhi azzurrissimi ci guardano disinteressati. Inevitabile il nostro stupore!
Djenné: navighiamo il Bani, affluente del fiume Niger, per il breve tragitto che separa le due sponde. Non c’è il convulso andirivieni della chiatta che trasporta commercianti, acquirenti e turisti al mercato del lunedì che si svolge di fronte alla maestosa moschea di fango. La piazza del mercato sembra più grande ora che è vuota e, ancora più maestosa, appare la moschea.
La città, con le belle e antiche abitazioni, appare molto più armoniosa e affascinante nella sua calma e routine quotidiana: riusciranno a preservarla nel tempo rispettando l’armonia e la bellezza dell’insieme?
Il sole è a picco, i negozi sono chiusi, la gente sosta all’ombra o all’interno delle case e noi vaghiamo per i polverosi vicoli di una splendida città vincolata dall’Unesco.
Non ci sono parole per descrivere il tramonto dal tetto/terrazzo dell’Hôtel Djenné Djenno. Sorseggiamo birra fresca ammirando la sagoma della città e dell’imponente moschea. Accanto … la sfera infuocata si dilegua al sopraggiungere del crepuscolo e del sibilo delle zanzare.
Sevaré, interno della scuola
sulla chiatta per Djenné
 
 
 
 
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